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Adventure Tour Montenegro & Bosnia Erzegovina
• Dal 25/07/2019 al 03/08/2019
Itinerario:
Mostra la mappa dell'itinerario completo | Firenze, Italia » Bari porto, Italia » Dobrota, Montenegro » Ustikolina » Sarajevo, Bosnia Erzegovina » Srebrenica, Bosnia Erzegovina » Mostar, Bosnia Erzegovina » Plitvice, Croazia » Bled »
Tot. Km percorsi: 3300


VEDI LA GALLERIA FOTO E VIDEO di questo viaggio


Sono anni che volevamo andare a visitare i Balcani. Tutti ci avevano detto che erano posti bellissimi da girare in moto.
In realtà abbiamo iniziato con lo studio delle vicende belliche che hanno recentemente riguardato questi territori, troppo spesso sconosciute a molti. Tutti sanno che che nell’ex Jugoslavia c’è stata una “guerra” (chiamiamola così per il momento), pochi sanno che cosa è accaduto nel dettaglio.
E allora abbiamo iniziato a studiare molti libri e vedere documentari. Uno fra tutti ci ha spinto a voler vedere di persona determinati posti, sopratutto in Bosnia Erzegovina. Il libro in questione si intitola "Surviving Srebrenica" nel quale viene raccontata la storia del giovane Hasan Hasanovic che ha vissuto in prima persona i tremendi episodi di Srebrenica. Il nostro itinerario ha compreso il Montenegro, La Bosnia Erzegovina, La Croazia e la Slovenia. Più precisamente ci siamo imbarcati a Bari per Bar, in Montenegro, lo abbiamo risalito, abbiamo attraversato la Bosnia, poi la Croazia ed infine siamo rientrati in Italia attraverso la Slovenia. Un tour di circa 3.000 km in una decina di giorni. Il Montenegro ci ha regalato panorami spettacolari, sopratutto nel parco del Durmitor dove sicuramente meriterebbe una sosta di qualche giorno. Ci ha lasciato invece abbastanza indifferenti la costa con le famose (forse troppo, parere personale) Gole di Cattaro.








Altro luogo di rilievo che abbiamo avuto occasione di visitare è stato il mausoleo di Njegos, il più alto del mondo. Lo si raggiunge dalle Bocche di Cattaro percorrendo una strada con 50 tornanti, davvero spettacolare!! 
Attenzione perché all’ingresso del mausoleo vi aspettano parecchi, ma parecchi scalini per raggiungerlo. Ne vale decisamente la pena per poter ammirare dall’alto un 360° davvero impressionante.
Njegos era un grande poeta e filosofo montenegrino. Qui per sua volontà si fece seppellire e più tardi vi fu edificato il mausoleo.


Assolutamente da non perdere la visita al monastero di Ostrog della chiesa Ortodossa serba, incastonato all’interno di una parete di roccia verticale, luogo di pellegrinaggio montenegrino.
I giorni passati in Montenegro ci hanno fatto conoscere un paese molto piacevole, dagli intensi panorami e sopratutto poco battuto dalle rotte turistiche.


Siamo poi passati in Bosnia Erzegovina con una prima tappa ad Ustikolina.
Il giorno successivo abbiamo raggiunto Sarajevo, dedicando mezza giornata alla visita di questa città. Durante il tragitto ci siamo fermati allo “Spasa Tunnel”, il famoso tunnel scavato dai Bosniaci in stato di assedio da parte dei serbi a Sarajevo. Il tunnel lungo circa 800 metri, largo 80 cm, alto 1,60 metri, collegava appunto la Sarajevo assediata ad una zona più sicura passando sotto l’area neutrale dell’areoporto sotto controllo delle Nazioni Unite.
Tramite questo passaggio riuscivano ad arrivare aiuti umanitari, a fuggire civili ed a passare armi per la resistenza bosniaca.
Oggi sono rimasti intatti soltanto alcuni metri del passaggio e sono visibili e percorribili.


Sarajevo è una città molto piacevole per passarci del tempo, un crocevia di religioni che appare difficile credere se non lo si vede con i propri occhi. Chiese Ortodosse e cattoliche, sinagoghe e moschee spesso coesistono a distanza di pochi metri l’una dall’altra. Una convivenza multietnica a tutti gli effetti che per vari motivi sarà difficile ritrovare in altre aree del paese.
Ci sono molti posti che ricordano l’assedio e le stragi compiute in questa città durante i recenti anni 90. Le cosiddette “rose di Sarajevo” ne sono una viva testimonianza. Le si trovano per terra in vari punti della città e ricordano un’avvenuta strage in quel preciso punto. Il centro storico è pieno di localini dove è obbligo assaggiare il caffè bosniaco .
In una giornata di relax abbiamo fissato anche un tour in lingua inglese sui luoghi principali della guerra, fra i quali la via dei cecchini dove ancora si notano i segni di un recente passato molto traumatico. E per finire ci hanno portato al "villaggio Olimpico" di Sarajevo luogo in cui si tennero le gare invernali nel 1984 pochi anni prima della guerra. Di questo non rimangono che rovine, ma è comunque affascinante andare alla scoperta di questi posti…sembra incredibile che dopo pochi anni il paese sarebbe sprofondato in una profonda crisi.
Secondo noi assolutamente da non perdere per capire profondamente questo paese è la visita all’esposizione permanente su Srebrenica a Sarajevo che purtroppo porta ad una visione fotografica-documentarista delle stragi avvenute il giorno 11.07.1995.
La visita di questa galleria in realtà non la avevamo prevista durante la preparazione del viaggio ma è “caduta”bene proprio il giorno precedente al nostro passaggio su Srebrenica.










Scoprire il paese di Srebrenica è stato tanto crudo quanto affascinante. Srebrenica è un paese di montagna situato ai bordi delle foreste bosniache, in un paesaggio idilliaco a nostro gusto.
Dopo gli accadimenti del 1992 ed essere stata occupata nel 1993 la città è stata demilitarizzata e successivamente proclamata “zona sicura” dalle Nazioni Unite sotto controllo delle forze internazionali, con precisione 600 soldati olandesi stanziati nella fabbrica di batterie a Potocari.
Nel 1995 i bombardamenti da parte  dell’Esercito della Repubblica Srpska, comandata dal generale Ratko Mladic, si intensificarono.
L’11 Luglio Srebrenica cadde definitivamente nelle mani dell’esercito Serbo e circa 25.000 persone sono fuggite e radunate intorno alla base delle Nazioni Unite.
Altri che hanno tentato di fuggire in territori non occupati. Non ci sono riusciti ed hanno trovato la morte prima.
In quel momento a Potocari, all’interno della fabbrica che si trova praticamente di fronte al memoriale che è stato realizzato, avvenivano le violenze e gli stupri.
All’interno del capannone oggi è allestita una mostra fotografica, ma essendoci poi spostati nell´ulteriore capannone di fianco  sono ancora visibili le stanze “degli orrori”, delle quali non inseriremo volutamente le fotografie all’interno di questo nostro reportage.  Le stanze sono piene di graffiti e raffigurazioni realizzate prima dal contingente olandese e poi dai serbi. Qui avvenivano gli stupri e le violenze più disparate.
Quel giorno l’esercito della Repubblica Serba e le Nazioni Unite concordano circa l’evacuazione dei civili, ma il comandante Mladic decide che lo faranno i suoi uomini con i camion.
Fra il 12 e il 15 Luglio la maggior parte dei civili furono giustiziati ed i corpi sepolti nelle fosse comuni.
Ancora oggi vengono riscoperti i corpi delle vittime, riconsegnate quantomeno alle famiglie e sepolte all’interno del memoriale.










Ci siamo poi spostati verso Mostar, ma anche se fuori previsione abbiamo effettuato una deviazione al paese di Lukomir che si trova a circa metà strada fra Sarajevo e Mostar. Lukomir si trova a 1.500 metri di altitudine e rappresenta il più alto insediamento permanente in Bosnia Erzegovina.
La strada sterrata da percorrere per raggiungere il paese ha un fondo abbastanza buono salvo che in un paio di passaggi. Comunque è percorribile anche con passeggero a bordo senza particolari problematiche (poi ovviamente questa è una considerazione di tipo soggettivo).
I 20 abitanti del villaggio che ci vivono permanentemente traggono sostentamento grazie ai loro prodotti di maglieria e lana di pecora che vendono a noi “turisti” .
Siamo stati ospitati in casa da un’anziana signora che ci ha offerto della camomilla ed ha avuto piacere a passare un’oretta con questi stranieri vestiti da astronauti … vestiti così solo per guidare una moto!!
Abbiamo acquistato da lei dei calzettoni fatti a mano che potrebbero andare bene al polo nord.
In serata abbiamo raggiunto Mostar, un must per chi visita la Bosnia Erzegovina e forse, proprio perché gode di questo primato, ci ha lasciato un po’ perplessi. Forse siamo gente che ama esplorare posti sperduti lontani dalle più comuni rotte turistiche, ma a noi è sembrata una cittadina veramente troppo studiata a misura di “turista”…Non sbagliamoci la città è fantastica e molto particolare, ma tutto secondo noi viene appiattito dalla veramente eccessiva "souvenirizzazione “.












Durante intrigato che ci riporterà in Italia abbiamo poi avuto il piacere di visitare la base di Zeljava, la più grande base aerea  dei balcani nell’epoca jugoslava voluta dal maresciallo Tito al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia.
La base era quasi completamente sotto terra ed era collegata da lunghi tunnel.Sono ben visibili e percorribili le vecchie piste (attenzione a non sconfinare in Bosnia perché si incazzano) e anche i tunnel e gli accessi degli stessi, accessi che avvenivano direttamente con gli aerei.
Viene raccomandato di non lasciare mai le parti asfaltate in quanto le aree circostanti sono ancora cosparse di mine.
Inoltre qui giace un Douglas C-47B Dakota che non aspetta atro di essere immortalato con voi.





Buon viaggio a tutti sulle rotte balcaniche.


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